In questa intervista, i fondatori di Deepleey, Gabriele Torre e Giuseppe Russo, raccontano come la loro startup stia rivoluzionando la sicurezza in spazi ad alta affluenza con PathSense, una soluzione avanzata che sfrutta l’intelligenza artificiale e la computer vision per monitorare e analizzare i flussi di persone in tempo reale. Oltre a migliorare la sicurezza, PathSense ottimizza l’esperienza degli utenti, consentendo interventi rapidi in situazioni di rischio e fornendo dati utili per una gestione più efficiente degli spazi.
Alessandra D’Amato: Gabriele e Giuseppe, grazie per questa intervista e ben trovati. Se per voi va bene inizierei a chiedervi come è nata l’idea di Deepleey e quali sono state le principali motivazioni dietro la creazione di questa startup?
Deepleey: Grazie a voi per questa opportunità. Deepleey nasce da un percorso condiviso tra me, Giuseppe e Sara: ci siamo conosciuti durante una precedente esperienza lavorativa che ci ha permesso di confrontarci con progetti complessi e sviluppare solide competenze in intelligenza artificiale e data science. Proprio da quell’esperienza è maturata la voglia di metterci in gioco in prima persona, con l’ambizione di creare una realtà nostra, capace di coniugare la competenza tecnica con la volontà di generare un impatto concreto. Così è nata Deepleey, con l’obiettivo di mettere l’AI e l’analisi dei dati al servizio delle aziende e dei territori, offrendo soluzioni che rispondano a bisogni reali e che portino valore tangibile ai nostri clienti.
Alessandra D’Amato: Quali sono le principali sfide che avete affrontato nel fondare Deepleey e come le avete superate?
Deepleey: La sfida più grande è stata quella di uscire dalla nostra zona di comfort tecnica e affrontare il lato commerciale e strategico del progetto. Provenendo tutti da un background scientifico, ci siamo subito resi conto che non bastava sviluppare una buona tecnologia: la vera difficoltà era saperla raccontare e posizionare correttamente sul mercato. Per questo abbiamo deciso di metterci in gioco su più fronti, sfruttando la nostra rete e cercando occasioni per farci conoscere. Un passaggio fondamentale è stata la partecipazione a diverse call e bandi con programmi di accelerazione: confrontarsi con professionisti, investitori e altre startup ci ha dato strumenti concreti per capire cosa funziona e cosa evitare nello sviluppo di un prodotto tecnologico. Questa esperienza ci ha insegnato l’importanza di mantenere un approccio pragmatico e dinamico, sempre orientato a raccogliere e valorizzare i feedback dai potenziali interlocutori commerciali durante ogni fase di sviluppo.
Alessandra D’Amato: Potete spiegarci più nel dettaglio cosa rappresenta PathSense e come funziona?
Deepleey: PathSense è una naturale evoluzione della nostra visione e delle competenze sviluppate nel tempo all’interno di Deepleey. Nasce dall’esperienza maturata nell’applicazione di modelli di intelligenza artificiale all’analisi di immagini e video, competenze che abbiamo già integrato con successo in altri nostri progetti e prodotti.
Da questa base solida abbiamo dato vita a una soluzione proprietaria pensata specificamente per l’analisi dei flussi di persone in spazi pubblici o ad alta affluenza. L’obiettivo è trasformare semplici riprese video in dati e insight utili, offrendo ai gestori degli spazi uno strumento di supporto decisionale concreto e immediato. Il sistema sfrutta modelli avanzati di computer vision e intelligenza artificiale per rivelare, tracciare e interpretare i movimenti delle persone in tempo reale. Non ci limitiamo a contare le presenze: ricostruiamo i percorsi, individuiamo eventuali criticità come congestioni o anomalie e restituiamo queste informazioni attraverso strumenti visivi come mappe di calore e grafici di flusso. Un elemento distintivo è la possibilità di integrarsi con sistemi di messaggistica standard per inviare alert in tempo reale al personale sul posto, consentendo un intervento tempestivo e mirato in caso di situazioni di rischio. Questo rende PathSense non solo una tecnologia di monitoraggio, ma un vero e proprio alleato nella gestione dinamica e intelligente degli spazi.
Alessandra D’Amato: Quali sono le caratteristiche uniche di PathSense che lo differenziano dalle tradizionali soluzioni di videosorveglianza sul mercato?
Deepleey: Il fatto che sia una soluzione accessibile e per sua natura modulare e adattiva. Fin dall’inizio abbiamo lavorato per sviluppare una tecnologia flessibile, capace di integrarsi facilmente in contesti molto diversi tra loro e di funzionare anche con telecamere non specialistiche già presenti negli impianti. Abbiamo investito molto nella ricerca e nello sviluppo di modelli di computer vision leggeri ed efficienti e nella combinazione di soluzioni hardware economiche. Questo ci consente di abbattere i costi di implementazione e rendere PathSense accessibile anche per applicazioni temporanee o realtà che hanno vincoli infrastrutturali. L’obiettivo non è creare l’ennesimo sistema di videosorveglianza, ma una soluzione che sappia interpretare i flussi e i comportamenti, restituendo valore immediato alla gestione degli spazi.
Alessandra D’Amato: Come il sistema di analisi in tempo reale dei flussi di visitatori può migliorare la sicurezza e l’esperienza degli utenti in ambienti ad alta affluenza, come musei o aeroporti?
Deepleey: PathSense è pensato proprio per rispondere a questa esigenza: andare oltre la semplice sorveglianza e diventare uno strumento di supporto operativo. Monitorando in tempo reale i flussi di persone, il sistema consente di individuare rapidamente criticità o anomalie e intervenire prima che la situazione degeneri. Non solo sicurezza, ma anche qualità dell’esperienza: PathSense permette di individuare le aree più congestionate, fornendo dati utili per suggerire percorsi alternativi o regolare l’accesso agli spazi per garantire sempre un ambiente sicuro, ordinato e fruibile. Questo approccio predittivo è particolarmente utile in contesti complessi come musei, aeroporti o grandi eventi, dove una gestione efficace dei flussi può fare davvero la differenza.
Alessandra D’Amato: In che modo il sistema PathSense riesce a rilevare situazioni critiche come assembramenti pericolosi o comportamenti sospetti? Come reagisce in tempo reale a queste situazioni?
Deepleey: Il cuore del sistema è la capacità di leggere i pattern di movimento in tempo reale. Grazie all’intelligenza artificiale e agli algoritmi di tracking, PathSense monitora costantemente la densità, la velocità e la direzione dei flussi di persone. Quando intercetta situazioni potenzialmente critiche — come un assembramento improvviso o un comportamento anomalo — genera automaticamente un alert. Questo consente agli operatori di intervenire tempestivamente e in modo mirato, evitando che la situazione evolva in un rischio reale. È un cambio di paradigma: non solo registrare, ma anticipare i problemi.
Alessandra D’Amato: Quali sono i principali vantaggi in termini di efficienza operativa che i clienti possono ottenere dall’implementazione di PathSense?
Deepleey: Uno dei grandi punti di forza di PathSense è l’approccio quantitativo alla gestione degli spazi. I nostri clienti possono finalmente prendere decisioni basate su dati oggettivi e misurabili, e non più solo su percezioni. Questo consente di ottimizzare l’impiego delle risorse, organizzare meglio il personale e intervenire solo dove serve davvero. Il risultato è una maggiore efficienza operativa, una riduzione dei costi e una capacità di risposta più rapida e consapevole in caso di criticità.
Alessandra D’Amato: Come il sistema di tracking avanzato (come BoT-SOR) consente di mantenere l’identità delle persone durante il monitoraggio su lunghe distanze o in condizioni di illuminazione difficili?
Deepleey: Il sistema di tracking avanzato che utilizziamo, come BoT-SORT, è pensato proprio per garantire continuità e affidabilità anche in situazioni difficili: su lunghe distanze, con cambi di illuminazione o ostruzioni temporanee. Questi algoritmi combinano informazioni di posizione, movimento e caratteristiche visive per mantenere il collegamento con la stessa traiettoria, senza mai arrivare a un’identificazione personale. In questo modo ricostruiamo i percorsi in modo anonimo ma preciso.
Alessandra D’Amato: Qual è il ruolo della visualizzazione dei dati (ad esempio, mappe di calore e grafici di flusso) Come gestite la privacy dei visitatori nei luoghi monitorati da PathSense? Come garantite che il sistema rispetti le normative sulla protezione dei dati personali?
Deepleey: La visualizzazione dei dati è una componente fondamentale di PathSense. Grazie a strumenti come mappe di calore, grafici di flusso e reportistica aggregata, riusciamo a rendere immediatamente leggibili informazioni complesse, trasformandole in uno strumento operativo per chi gestisce gli spazi. L’output restituito rappresenta sempre comportamenti collettivi con un approccio probabilistico: l’obiettivo non è mai monitorare il singolo, ma comprendere le dinamiche globali per ottimizzare la gestione e migliorare la sicurezza. Sul fronte privacy siamo molto rigorosi: PathSense è progettato seguendo i principi del privacy by design. Raccogliamo esclusivamente dati sul movimento anonimo delle persone, senza effettuare riconoscimento facciale o tracciare identità individuali. Stiamo inoltre lavorando per spostare parte dell’elaborazione direttamente sulle telecamere, riducendo ulteriormente i dati scambiati e aumentando la sintesi e l’anonimizzazione, nel pieno rispetto delle normative GDPR.
Alessandra D’Amato: Quali misure adottate per evitare che il sistema venga utilizzato in modo improprio o per sorvegliare in modo invasivo?
Deepleey: Siamo consapevoli delle implicazioni etiche legate all’uso di queste tecnologie e, proprio per questo, abbiamo posto dei limiti chiari fin dalla progettazione. PathSense non è pensato né tecnicamente strutturato per fare sorveglianza invasiva: non raccoglie dati biometrici, non consente la re-identificazione delle persone e non integra alcun sistema di riconoscimento facciale. Lavoriamo solo su dati anonimizzati e aggregati, con l’unico obiettivo di supportare la gestione degli spazi e prevenire criticità. La nostra è una scelta precisa: offrire uno strumento di analisi e supporto decisionale, mai di controllo o tracciamento delle persone. È un principio che guida anche la selezione dei contesti applicativi e dei partner con cui lavoriamo.
Alessandra D’Amato: Qual è il target principale di PathSense e come state cercando di penetrare diversi settori, come musei, aeroporti e centri commerciali?
Deepleey: Al momento PathSense è una soluzione ancora in fase di validazione e, proprio per questo, ci stiamo concentrando su nicchie di mercato che abbiano bisogno di soluzioni flessibili, economiche e facilmente adattabili alle singole esigenze. La nostra strategia è lavorare a stretto contatto con realtà di dimensioni medio-piccole o con gestori di spazi pubblici e privati che spesso non hanno accesso a tecnologie di questo tipo perché vincolati da costi o da soluzioni troppo complesse offerte dai grandi player. Vogliamo proporci come alternativa snella e accessibile, offrendo un sistema che non richiede grandi investimenti iniziali e che sappia portare valore reale e immediato nella gestione quotidiana degli spazi.
Alessandra D’Amato: Avete collaborato con enti pubblici o privati, come il Comune di Genova, per la diffusione di PathSense? Quali opportunità pensate che queste collaborazioni possano offrire?
Deepleey: La collaborazione con enti pubblici, come il Comune di Genova, è stata un’opportunità preziosa per testare PathSense in un contesto reale e misurare i limiti tecnici della nostra soluzione sul campo. Confrontarci con le sfide pratiche di un ambiente operativo ci ha permesso di validare alcune funzionalità, ma anche di ripensare e migliorare diversi aspetti del sistema. È proprio da queste collaborazioni che nasce il valore aggiunto: poter evolvere la tecnologia in base alle reali esigenze degli utenti finali. Per questo oggi siamo costantemente alla ricerca di nuove opportunità di sviluppo e validazione che ci permettano di spingere oltre le potenzialità di PathSense e ampliare i suoi ambiti applicativi.
Alessandra D’Amato: Come descrivereste la vostra squadra e l’importanza di ciascun membro nel portare avanti la missione di Deepleey? Come le competenze del team contribuiscono al successo di PathSense?
Deepleey: Il vero valore di Deepleey risiede prima di tutto nelle persone che ne fanno parte. Siamo un team con un solido background scientifico e tecnico, ma con competenze e approcci complementari che ci permettono di affrontare le sfide da prospettive diverse e di lavorare in modo multidisciplinare. Oltre ai tre founder, il core team di Deepleey è completato da Fabiana, e può contare su una rete stabile di advisor e collaboratori con cui portiamo avanti progetti e sviluppo. Questa struttura ci permette di muoverci agilmente tra attività di consulenza e sviluppo prodotto, seguendo l’intero ciclo di vita delle nostre soluzioni: dalla ricerca e sperimentazione, fino alla validazione sul campo e alla personalizzazione per i diversi contesti applicativi. Oggi la consulenza rappresenta la parte principale del nostro lavoro: è ciò che ci permette di rimanere costantemente in contatto con il mercato, comprenderne le dinamiche e affinare la nostra proposta. Parallelamente, però, investiamo tempo e risorse nello sviluppo dei nostri prodotti, in cui crediamo molto e che rappresentano per noi una vera scommessa sul futuro di Deepleey.
Alessandra D’Amato: Per chi fosse interessato a implementare PathSense, quali sono i primi passi da compiere per entrare in contatto con Deepleey e implementare il prodotto?
Deepleey: Il primo passo è semplice: basta contattarci all’indirizzo email hello@deepleey.com o tramite il nostro profilo LinkedIn aziendale. Abbiamo strutturato un processo di onboarding snello: partiamo con una valutazione tecnica per capire insieme la configurazione più adatta al contesto e procediamo con una sessione on-site per l’installazione delle telecamere (se necessario) e l’attivazione del servizio. Da lì in avanti, PathSense è operativo e pronto a restituire dati e insight utili per la gestione e la sicurezza degli spazi. Ovviamente restiamo sempre a disposizione per supportare il cliente e adattare la soluzione a eventuali nuove esigenze.
Alessandra D’Amato: Quali sono le prospettive future per Deepleey, e come pensate che le vostre soluzioni possano rivoluzionare la gestione della sicurezza in spazi pubblici?
Deepleey: La vera sfida oggi non è solo sviluppare tecnologia, ma saperla adattare ai contesti reali e renderla uno strumento utile e facilmente integrabile nei processi di gestione. Per noi la rivoluzione sta proprio qui: trovare il modo di permeare questo mondo in modo efficace, generando un impatto concreto e misurabile. Per riuscirci, è fondamentale conoscere a fondo le dinamiche del mercato e le regole del gioco. Ed è qui che il nostro lavoro di consulenza diventa cruciale: ci permette di restare connessi con la realtà operativa, di ascoltare le esigenze dei nostri interlocutori e di sviluppare soluzioni non solo tecnologicamente valide, ma anche realmente applicabili e utili. Il nostro obiettivo è crescere mantenendo sempre questa visione: creare innovazione che migliori la sicurezza, l’efficienza e la qualità.
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