In tre anni Ragusa perde una donna imprenditrice su sette: a rischio il ruolo delle donne nell’economia locale


È un dato che fa rumore e impone una riflessione profonda: la provincia di Ragusa si aggiudica il triste primato regionale per il crollo dell’imprenditoria femminile nel settore del commercio. Secondo l’analisi di Assoesercenti sui dati Infocamere, tra il 2022 e il 2024 le imprese rosa nel commercio ibleo sono diminuite del 14,27%, un calo nettamente superiore alla media regionale e nazionale. In un contesto già complicato per l’economia siciliana, la frenata ragusana rappresenta un vero campanello d’allarme. Non solo per il commercio: il declino coinvolge anche altri settori nevralgici come l’agricoltura e il turismo, storicamente presidiati da donne intraprendenti che, nonostante tutto, avevano mantenuto viva l’iniziativa economica, soprattutto nei piccoli centri e nelle aree rurali. “Le donne – osserva il presidente di Assoesercenti, Salvo Politino – stanno pagando il prezzo più alto di una crisi strutturale che ha eroso fiducia, mezzi e opportunità. E in Sicilia, dove la fragilità di sistema è più evidente, l’impatto si amplifica”.

Una crisi silenziosa che colpisce chi tiene in piedi il territorio

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A Ragusa, dove l’imprenditoria femminile ha spesso rappresentato un baluardo sociale prima ancora che economico, il dato preoccupa doppiamente. Non si tratta solo di imprese che chiudono i battenti, ma di interi pezzi di comunità che si sfilacciano: piccole botteghe, attività artigiane, iniziative nel turismo sostenibile, aziende agricole familiari – tutte realtà dove la presenza femminile era motore di coesione e creatività. A influire sul declino, secondo l’analisi, sono le difficoltà di accesso al credito, la scarsità di incentivi stabili, ma anche la persistente invisibilità dell’imprenditoria femminile nei grandi piani di rilancio. E il risultato è una perdita silenziosa, che si consuma senza clamore, ma che mina la resilienza del territorio.

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Mentre Ragusa affonda, Palermo segna un timido +1,38% nel numero di imprese femminili. Una controtendenza che invita a interrogarsi. La differenza non sta solo nei numeri, ma nella capacità di attivare reti, politiche locali di supporto, e opportunità di finanziamento agevolato.

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